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A proposito della dedica della vittoria dell'Akragas a Nicola Ribisi

Comunicato stampa del sindaco

 

Poichè bisogna sempre guardare in faccia la realtà, le sconcertanti dichiarazioni del presidente dell'Akragas (che ha ritenuto di dedicare la vittoria della sua squadra a Nicola Ribisi, recentemente arrestato come referente di Provenzano per riorganizzare cosa nostra a Palma di Montechiaro), aprono uno squarcio illuminante per capire quanto possa essere diffusa e profonda la condivisione della cultura mafiosa nella società siciliana e ad Agrigento, dove il legame di amicizia può essere ostentato anche dopo che l'amico è stato arrestato con l'accusa di essere un capomafia.

Fondamentale, per ogni oppressione violenta, è la subalternità culturale di massa. Come i tedeschi, durante il nazismo, non vedevano lo sterminio, così tanti siciliani ed agrigentini continuano a non vedere la mafia e i mafiosi, anche dopo che i mafiosi vengono arrestati. Ripeto: prima di indignarsi, bisogna sforzarsi di capire, di comprendere quanto possa essere diffusa la cultura mafiosa o quanto possa essere ad essa subalterna la cultura di strati purtroppo ampi della società.  Per combattere tale cultura, bisognerebbe prendere atto che non  valgono a niente le prediche scolastiche sulla legalità, sempre più noiose e ripetitive, se i ragazzi vivono in una società dominata dal familismo, dal sentimento di amicizia inteso come legame di clan, dal clientelismo e dalla furbizia che prevalgono sulle leggi e su ogni regola civile, da una gestione dei pubblici poteri  sistematicamente tesa a favorire gli amici, a dispensare privilegi e favori piuttosto che a praticare diritti e doveri.

Noi, che non possiamo dimenticare la terribile mattanza di cui si resero protagonisti, a Palma ed in mezza Sicilia,  i Ribisi e gli altri mafiosi e stiddari, che non vogliamo tornare a quegli anni terribili, che vogliamo vivere liberi dalla mafia e tra persone animate da coscienza civile, preferiamo coltivare e manifestare altre amicizie, innanzitutto con i familiari delle vittime innocenti della mafia, ed abbiamo il dovere di fare altre dediche. 
 
All'inizio dell'anno scolastico, l'amministrazione comunale ha proposto al Liceo scientifico  Hodierna  di intitolare a Rita Atria il nuovo plesso scolastico appena entrato in funzione. Per ricordare Rita e indicare ai giovani il valore del suo straordinario esempio di vita, di giovane donna, di ragazza capace di ribellarsi alla mafia e di rompere con la tradizione mafiosa della  famiglia.

Poiché un brutto segnale è venuto dal calcio agrigentino, forse può essere utile che l'intero calcio siciliano ne dia uno più grande di segno contrario. Mi permetto di suggerire alla FGCI siciliana di dedicare, con un minuto di silenzio o in qualsiasi altro modo, tutte le partite di domenica prossima alle vittime della mafia, per dimostrare che il mondo del calcio sceglie la parte opposta a quella scelta dal presidente dell'Akragas. 
 
                                                                                                 Rosario Gallo