Con la rassegna Voci del sud, Palma di Montechiaro si ripropone, per il terzo anno, come luogo di confronto culturale sui problemi della condizione meridionale. E poiché, pur nella diversità delle situazioni storiche, economiche, sociali e culturali ci sono tratti comuni nella condizione dei sud del mondo, non solo nelle problematiche sociali, ma anche nella ricchezza culturale, la rassegna palmese, sempre più, non dà voce solo al nostro sud, ma ai sud del mondo.
Il tema dei migranti scelto quest'anno come filo conduttore è sicuramente uno di quelli in cui meglio si evidenzia la comune appartenenza alla condizione di sottosviluppo. Palma di Montechiaro, che è stata ed è tuttora terra di emigrazione, da alcuni anni è diventata uno dei punti di approdo per chi parte disperato dal nordafrica in cerca di una vita migliore. Questa duplice condizione di terra di frontiera, per i suoi figli che a migliaia sono partiti per cercare fortuna altrove e per altri più sventurati che, scampati all'annegamento, vi approdano come fosse l'America, è raccontata nel film La Terramadre, prodotto dal Comune di Palma di Montechiaro con un finanziamento dell'Unione europea. Il film è stato invitato a Berlino, a Pesaro ed a numerosi altri festival nazionali ed internazionali e, nel cuore della rassegna, verrà presentato in anteprima alla stampa ed alla città. Frutto singolare di ciò che esprimono la città, il suo territorio ed i suoi abitanti, e del lavoro creativo degli sceneggiatori (Santangelo, Dieli, La Marca) e del regista (Nello La Marca), per lo più interpretato da palmesi alla prima esperienza cinematografica, il film incarna lo spirito del luogo e del tempo ed è stato fucina gestatoria per un'altra opera, il romanzo Senzaterra, appena pubblicato da Einaudi, che la scrittrice palermitana Evelina Santangelo ha scritto a partire dal soggetto del film (da lei stessa elaborato) e traendo la sua ispirazione dalla realtà di Palma di Montechiaro, a suo modo rappresentativa della odierna condizione meridionale. Film e libro, concepiti insieme a Palma di Montechiaro, insieme vi vengono presentati in anteprima nazionale, il 10 e l'11 ottobre.
A cinquanta anni esatti dalla pubblicazione de Il Gattopardo, Palma di Montechiaro, che ispirò a Tomasi di Lampedusa la Donnafugata del romanzo, torna ad essere fonte di ispirazione per la letteratura ed il cinema: ma questa volta, la drammaticità della condizione umana, la durezza della vita e dei luoghi, la diversa sensibilità degli autori e, perché no, il profilo della politica culturale scelto dalla civica amministrazione, sembrano produrre una sorta di rivincita del neorealismo e dell'arte engagé.
La drammatica condizione degli emigrati palmesi in Germania ha dato vita ad un'altra straordinaria produzione artistica: il dramma Bello e brutto - ein dorf wandert ideato e portato in scena, con la regia di Katja Fillmann su testo di Sabine Reich, dallo Schauspiel Essen, nel quale lavoratori palmesi nella Rhur raccontano Palma di Montechiaro e la loro vita di emigrati in Germania. Anche in questo caso la singolare e bellissima iniziativa dello Schauspiel Essen e la perfetta coincidenza temporale, sembrano riflettere lo spirito del luogo e dei tempi, facendo assurgere la città a luogo emblematico delle sofferenze dei migranti, capace di rappresentare al mondo il dramma di chi è costretto dal bisogno a cercare lontano da casa il lavoro ed una vita migliore. La rappresentazione teatrale allestita dal teatro stabile di Essen, il 4 ottobre, inaugura la rassegna, nello splendido scenario della scalinata della Chiesa madre.
Attorno a questi appuntamenti maggiori, dal 4 a 19 ottobre vengono proposti numerosi incontri sulla condizione dei migranti e su altri aspetti della condizione meridionale. Presentano le loro opere gli scrittori immigrati Mihai Mircea Butcovan (rumeno), Allunaggio di un immigrato innamorato, Tahar Lamri (algerino), I sessanta nomi dell'amore, Gabriella Kuruvilla (indiana) e Ingy Mubiayi (egiziana), Pecore nere; Gabriele del Grande, con il suo Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo, racconterà le condizioni di vita dei dannati della terra, le rotte e gli esiti dei viaggi della disperazione dall'Africa all'Europa; Dagmawi Ymer, esule, protagonista e coautore presenterà il film recentissimo Come un uomo sulla terra, di Andrea Segre e Dagmawi Ymer. La vita degli emigrati italiani ritorna nel racconto autobiografico 'Nta ciumara du paisi di Valeria Bivona, nello straordinario La Spartenza di Tommaso Bordonaro, entrambi selezionati dall'Archivio dei diari di Pieve di S.Stefano, e nelle narrazioni teatrali Luigi che sempre ti penza, di Gigi Borruso e Molo Nord, di Sandro Dieli, mentre Tahar Lamri propone le sue narrazioni Tuareg - ma dove andiamo? Da nessuna parte, solo più lontano ed Il pellegrinaggio della voce.
Ancora, la voce del sud del mondo parla con la forze delle immagini nella mostra fotografica di Franca Schininà, Sete d'Africa.
Saranno inoltre presentati: le opere di Antonio Castelli, recentemente ristampate da Sciascia, l'ultimo libro di Matteo Collura, L'isola senza ponte, la riedizione ampliata della biografia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa di Andrea Vitello, Mille anni che sto qui, di Mariolina Venezia, Una granita di caffè con panna, della raffinata scrittrice Alessandra Lavagnino, nonché il recente ed importate libro di Lodato e Scarpinato, Il ritorno del Principe, con la sua lucida ed amara lettura della mafia e del potere in Italia.
Sicchè non appare esagerato affermare che, contro una deriva culturale che tutto appiattisce e tutti ottunde, che ha fatto sparire la questione meridionale non solo dall'agenda politica, ma anche dal confronto culturale, e pretenderebbe di ridurre a semplice questione di sicurezza - alimentando il razzismo - la disperazione dei dannati della terra che cercano di sfuggire, anche al prezzo del rischio di finire annegati, alla fame, alla guerra, all'oppressione politica, il programma di iniziative proposto dal Comune palmese e dalla sua gloriosa biblioteca Giovanni Falcone ripropone la complessità, la drammaticità, la ricchezza umana e culturale, la denuncia civile e politica che animano le voci del sud.